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Franco Fortini è certo conosciuto principalmente nella veste di intellettuale e di saggista, ma, quasi a dispetto del suo ruolo di coscienza critica del Novecento italiano, nel suo lungo e articolato percorso ha sempre avuto un ruolo centrale la poesia, sia scritta sia letta. Il libro ha diversi autori ma un solo intento: cercare di raggiungere, partendo da diverse prospettive, questo legame tra scrivere e leggere, così necessario per Fortini da spingerlo a proporre la sostituzione dell'immobile parola "letteratura" con la coppia di attività "lettura-scrittura". Parlando sempre di poesia, pertanto, si toccano questioni di politica, lingua, stile, metrica, traduzione (tradurre era per Fortini il modo più vero di leggere), critica, teoria, lavoro editoriale. E, nell'ultima parte, si può sentire quanto sia rimasto della poesia di Fortini nella voce di alcuni poeti delle generazioni successive: Gianni D'Elia, Umberto Fiori, Biancamaria Frabotta, Fabio Pusterla.